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È un giorno di primavera del 1740.
Un viandante, probabilmente un pellegrino diretto a San Pietro, si smarrisce per quegli squallidi e deserti sentieri di campagna nei pressi di Caste di leva, una dozzina di chilometri a sud dell'Urbe.
Nell'aria si avverte l'odore della camomilla e del finocchio selvatico.
Ma a quel tempo l'agro romano non doveva apparire particolarmente attraente.
Smarrirsi per quelle terre, pertanto non doveva essere proprio così piacevole.
Allo stesso modo affrontare un pellegrinaggio per pregare sulla tomba dell'apostolo Pietro non doveva precisamente assomigliare a quella che oggi noi siamo abituati a chiamare una scampagnata.
Alla fatica del cammino e all'asprezza delle intemperie cui si era esposti, si aggiungeva il rischio di cadere vittima in qualche imboscata tesa da briganti e banditi. Avendo però scorto alcuni casali e un castello diroccato in cima ad una collina, il viandante vi si dirige di buon passo nella speranza di ottenere qualche informazione utile per rimettersi sulla giusta strada.
Ma proprio mentre sta per fare ingresso nel castello viene assalito da una muta di cani rabbiosi. Le belve inferocite lo circondano e sembrano non offrirgli via di scampo. Impaurito, anzi letteralmente terrorizzato, il poveretto alza lo sguardo e si accorge che sulla torre c'è un immagine sacra. È la Vergine con il Bambino sovrastata dalla colomba dello Spirito Santo, che è il Divino Amore. Come un naufrago che si aggrappa alla sua scialuppa, con tutta la forza di cui è capace, urla:
"Madonna mia, grazia!".
È un attimo.
Le bestie, che ormai gli sono addosso, di colpo si fermano. Sembra quasi che obbediscano mansuete ad un ordine misterioso. Al richiamo di quell'urlo disperato i pastori che sono nei pressi accorrono e, dopo avere ascoltato quell'incredibile racconto, rimettono il pellegrino sulla strada per Roma. Di quell'uomo no si saprà mai il nome.
Sappiamo con certezza, invece, che non stette zitto, ma raccontò per filo e per segno tutto quello che gli era accaduto a chiunque incontrasse o dovunque andasse.
Tanto che quel luogo, Castel di Leva, come riportano le cronache del tempo, divenne assai famoso:
"Non si distingueva più il giorno dalla notte e continuamente era un accorrere di pellegrini sempre più devoti e numerosi, che ricevevano numerose grazie".
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